Guida al programma 天と地と (Heaven and Earth / Tra Cielo e Terra)

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INTRODUZIONE di Barbara Waschimps

Alla vigilia della finale dei Campionati Nazionali giapponesi 2021 di Pattinaggio di figura, in questo dettagliato speciale si analizza da ambiti diversi Ten to Chi to, il programma libero probabilmente più denso e strutturato della carriera del fuoriclasse Yuzuru Hanyū, presentato per la prima volta l’anno scorso nella medesima competizione e salutato come un capolavoro assoluto.

Il due volte campione olimpico (al quale abbiamo dedicato in precedenza due speciali, qui nella categoria Olimpiadi), protagonista di tante performances leggendarie, nel 2020 ha scelto di nuovo di impersonare una figura della storia giapponese. Il programma si ispira infatti alle vicende e alla personalità del grande condottiero e daimyō Kenshin Uesugi (nato Kagetora Nagao, 1530 – 1578), chiamato ‘il Drago di Echigo’ dal nome dei territori che portò all’unificazione, e ‘Dio della guerra’ in onore della sua fede nella divinità buddista Bishamonten (Vaiśravaṇa).

uesugi kenshin rappresentato come monaco uesugi kenshin in battaglia

Hanyū si era già misurato con i riferimenti storici del suo paese in passato, ma il forte richiamo al soprannaturale evocato dalla figura dell’astrologo-mago Abe no Seimei si fa in Ten to Chi to aspirazione totalmente umana alla trascendenza, con le sue radici nei dubbi e nelle sofferenze dell’individuo.

La storia di Kenshin ci dice che la sua intelligenza tattica era fenomenale, e la sua scalata al potere fu dovuta alle reali doti di spadaccino e di stratega che lo portarono all’età di 24 anni a diventare Kantō Kanrei (rappresentante dello Shōgun per tutta l’area del Kantō);  in battaglia era un avversario pressoché invincibile, anche quando si trovava in inferiorità numerica.

Ma il suo percorso umano ci racconta anche di una natura ispirata da valori più alti: cresciuto in monastero dai 7 ai 14 anni, tutta la vita inseguirà la pace interiore, fino a prendere i voti buddisti, come testimoniano le cronache e l’iconografia degli ultimi anni. Cercherà una vita migliore anche per la sua gente, dotando il suo feudo di leggi illuminate. Corretto nei rapporti con i suoi nemici dai quali era temuto e rispettato, fu protagonista di gesti generosi entrati a far parte dell’immaginario nipponico.

Lo spunto originario per la costruzione del programma viene dall’omonima serie televisiva annuale (o taiga dorama)  della NHK del 1969 tratta dalla biografia scritta da Chōgorō Kaionji, con Kōji Ishizaka nel ruolo di Kenshin e Kōji Takahashi in quello di Shingen Takeda, e si concentra sui momenti finali dello scontro fra i due durante la IV battaglia di Kawanakajima del 1561 e sulle conseguenze che questo evento avrà su Kenshin. Lo stesso Kaionji nel dare alcune indicazioni alla produzione affermò: “Shingen è un realista e Kenshin è un idealista. Shingen è solido e Kenshin è coraggioso in combattimento”.

quarta battaglia di Kawaranakajima combattimento tra uesugi kenshin e takeda shingen

La colonna sonora è del grande compositore Isao Tomita – del quale viene inserito nel programma anche il tema musicale principale di un’altra serie televisiva sullo Shin Heike Monogatari, del 1972.

Ten to Chi to, che troverete in video verso la fine di questo speciale nella prima sua versione, è una summa artistica a tutto tondo che esula dai confini dello sport, ma che ha di essi bisogno, perché un tale programma trova nella competizione il suo perfetto compimento. E’ rappresentazione artistica e reale sfida insieme, una combinazione che raramente è dato di vedere nelle arti performative.

Il quadro generale offerto in questo focus spiega, soprattutto a chi non segue il pattinaggio di figura, come TTCT sia stato costruito e cesellato; e quanto non sia stato concepito come un’esibizione. Perché è in questo che la grandezza di Hanyū trova ancora una volta il suo culmine: continuando ad alzare l’asticella come già accaduto in passato – e sfidando i limiti della fisica con la ferma intenzione di inserire nella prossima gara il 4Axel, salto di quattro rotazioni e mezza mai eseguito prima da nessuno, all’interno di una complessa rete armonica di citazioni storiche, elementi mutuati dalla danza classica e dal teatro tradizionale, e personali  signature moves, come illustrato di seguito –  Yuzuru Hanyū, considerato ormai il più grande pattinatore di tutti i tempi, delinea limpidamente quali siano le condizioni per la vera gloria: offrire una performance perfetta impensabile per chiunque altro, quando in gioco ci sono i titoli e le medaglie. Che si tratti dell’ultima battaglia o no, che il 4Axel venga realizzato correttamente o no,  che si arrivi fino alle Olimpiadi di Pechino o no, che ci sia una vittoria finale o no, TTCT è già leggenda fin dalla sua prima esecuzione nel dicembre 2020.

Convinti come siamo dell’apporto seminale di un’ eccellenza assoluta come Yuzuru Hanyū alla cultura del suo paese, dedichiamo a tale prodigio di tecnica e arte un nuovo speciale, e a farci da guida in questo articolato, e per molti inaspettato, viaggio saranno: Minori Shimizu, artista e traduttrice; Ryoko Ōta, saggista ed esperta di teatro Nō; Henni147, matematica e musicista; Alessandra Montrucchio, scrittrice ed esperta di balletto classico.

Nel momento conclusivo di  Ten to Chi to i dubbi e le sofferenze dell’essere umano spariscono.  L’uomo Hanyu/Uesugi – non un personaggio dotato di poteri soprannaturali quale era Abe no Seimei – diventa il tramite tra Cielo e Terra raggiungendo, probabilmente, l’ agognata trascendenza.

To be continued.


YUZURU HANYU E KENSHIN UESUGI TRA STRATEGIA ED ESTETICA di Minori Shimizu

Sono cresciuta tra i libri. Dopo essermi appassionata alla mitologia greca e romana sono passata al Ciclo Arturiano, ai romanzi storici d’avventura di Alexandre Dumas, al periodo Rinascimentale, ai romanzi biografici sulle tragedie di Maria Antonietta e Maria Stuarda… Durante il periodo in cui lessi tutti i romanzi storici sui ‘Signori della guerra’ del periodo Sengoku,  sono rimasta affascinata in particolare da uno di loro,  Kenshin Uesugi, dal suo modo di vivere e dal suo stile di combattimento.

Non ho letto Ten to Chi to” di Chōgorō Kaionji ma ho letto ”Uesugi Kenshin” di Eiji Yoshikawa, e in seguito quando mi è capitato fra le mani ”Fūrinkazan ”(“Wind, Forest, Fire, Mountain”) di Yasushi Inoue, ho provato  più empatia con la figura di Kenshin  che con quella di Kansuke Yamamoto, reale protagonista del libro. Il fatto che Yuzuru Hanyu abbia scelto la musica del Taiga doramaTen to Chi to”, per il suo programma libero della scorsa stagione, è stata una sorpresa molto bella per me .

Hanyu ha già interpretato in un suo famoso programma libero  un personaggio storico, Abe no Seimei. Abe era sì una persona reale, un onmyōji  (un astrologo-mago) vissuto alla corte imperiale durante il periodo Heian, ma il personaggio di Seimei che è stato tramandato ad oggi è quasi una figura leggendaria. Anche Yuzuru Hanyu è in qualche modo irreale e avvolto in un velo di mistero nonostante sia un essere umano del 21° secolo. Quando c’è una gara, appare improvvisamente dal nulla, ci mostra le sue soprannaturali esibizioni e si dissolve da qualche parte alla fine  della competizione. In un certo qual modo si è sovrapposto alla figura di Abe no Seimei – personaggio tra la leggenda e la storia che  si muoveva tra il mondo umano e il mondo degli spiriti. In effetti, nel periodo dai 20 ai 25 anni, Hanyu  ci ha ripetutamente mostrato una diversa dimensione dell’atto performativo, una dimensione quasi sacrale.

Quando ha presentato per la prima volta a 26 anni il suo nuovo programma “Ten to Chi to”, Hanyu era un pattinatore più maturo. Non potendo a causa della pandemia fare ritorno a Toronto dai suoi allenatori,  lottò a lungo con i suoi dilemmi, solo nell’oscurità, e provò un’empatia con i valori e l’estetica di Kenshin Uesugi, come da lui riferito.

Kenshin fu uno stratega straordinario, chiamato anche “Dio della guerra” per la sua forza schiacciante sul campo di battaglia. Ha avuto fama di daimyō (signore feudale) corretto, che si è attenuto sempre alla “rettitudine” nonostante i tradimenti e le battaglie sanguinose tra famiglie feudali  fossero la norma. In quell’epoca di continue lotte interne e guerre per l’egemonia e l’espansione territoriale, Kenshin ha combattuto solo per l’ordine e la ragione, mai per interesse personale. Questa natura, insieme all’estetica di combattimento di Kenshin, sono affini a Hanyu.

Come Kenshin anche Yuzuru Hanyu è un incredibile stratega: nella stagione olimpica culminata con i Giochi di Sochi 2014, eseguendo un 3Axel e una combinazione nella seconda metà del programma corto ha raggiunto un punteggio stellare di oltre 100 punti; nel programma libero, oltre a due quadrupli diversi, eseguì 7 tripli tra cui due Lutz e due Axel nella seconda metà del programma, il che gli valse una grande differenza in termini di base value rispetto agli altri pattinatori. Dopo le Olimpiadi di Sochi, prevedendo l’arrivo dell’era dei quadrupli multipli, lavorò per acquisire nuovi salti come il 4Loop e il 4Lutz.

Ma soprattutto, nel pattinaggio di Hanyu c’è un’estetica.

Hanyu non sacrifica mai la coreografia, e l’armonia con la musica, ai numerosi quadrupli. Per lui i salti sono anch’essi mezzi espressivi, indi devono far parte della coreografia e devono essere inseriti nel programma in modo naturale.

Se vincere è una priorità, al giorno d’oggi sembra meglio eliminare la coreografia e concentrarsi sui salti per risparmiare energie e ridurre il rischio di errore, come fanno in molti. E per la oscura regola cosiddetta del “Serious error” introdotta alcuni anni fa, se si prova ad eseguire un salto partendo da passi difficili e si cade, anche i punteggi di ogni voce delle componenti del programma (PCS), compresi Skating Skills e Transitions, vengono abbassati uniformemente. Allora non è più sicuro e conveniente eseguire i salti semplicemente da una lunga rincorsa? Ma Hanyu questo non lo fa, mai. Perché va contro la sua estetica.

A proposito di Kenshin, famoso è l’episodio in cui va in aiuto del suo temibile rivale Shingen Takeda inviandogli del sale, necessario alla conservazione del cibo, quando una coalizione di altri daimyō boicottò i rifornimenti di sale e riso alla provincia di Kai. È un episodio che racconta quanto Kenshin avesse grande rispetto nei confronti dei suoi nemici e fosse persona corretta e giusta.

Anche Yuzuru Hanyu ha sempre avuto grande rispetto verso i suoi rivali e a volte li incoraggia mostrando a tutto il mondo cosa sia la sportività: per Hanyu i Campionati Nazionali del 2019 rappresentarono l’ultimo round di tre competizioni consecutive accompagnate da lunghissimi viaggi di andata e ritorno nell’emisfero settentrionale, e la sua condizione fisica e mentale era di estrema stanchezza. Nonostante questo si esibì brillantemente nel programma corto, ottenendo un risultato elevato, 110 punti, staccando i rivali che avevano commesso errori.  Considerata la situazione, oggi penso che avrebbe potuto vincere il campionato se nel successivo programma libero piuttosto di sforzarsi di eseguire 4 quadrupli, avesse optato per un programma più conservativo, con tre quadrupli di due tipi (Toeloop e Salchow). Tuttavia, preferì tentare un programma con 4 salti quadrupli compreso il Loop, e come conseguenza, commise una serie di errori che regalarono il titolo a Shoma Uno.

Mi chiedo perché non abbia scelto un programma più conservativo nonostante la stanchezza estrema. Forse è la mia immaginazione, ma credo che sia stato per rispetto nei confronti dei suoi avversari. Infatti, in un’intervista dopo la cerimonia di apertura, Hanyu aveva dichiarato: “Ci sono molti atleti che sono venuti qui solo per questo evento. Voglio rispettarli. Dare loro la mia migliore prestazione per non mancare loro di rispetto.”

Yuzuru Hanyu è un atleta che tiene a vincere più di chiunque altro, ma non usa mai ”trucchi “ per farlo. Salti, trottole, passi… la sua tecnica per ogni elemento è perfettamente pulita, senza nessun  intorbidamento. Non esiste alcun “imbroglio” o “trascuratezza” nel suo dizionario.

Ricordiamo che Hanyu  a causa della pandemia continua ad allenarsi da solo, lontano dal suo team del Toronto Cricket Club, dalla scorsa stagione. Considerando che molti dei migliori pattinatori, inclusi russi e americani, hanno una pista di allenamento dedicata dove possono ricevere feedback da allenatori e coreografi ogni giorno, la situazione di Hanyu, atleta ai vertici del ranking mondiale e vincitore di due ori olimpici, costretto ad allenarsi da solo in una pista pubblica usufruibile soltanto di notte, è davvero anomala. Tuttavia, Hanyu non ha voluto i suoi allenatori  in Giappone neanche in occasione dei Nazionali del 2020, e si suppone che agirà allo stesso modo nell’ edizione 2021.

Fu segno di una forte determinazione: “nella situazione mondiale attuale, se voglio gareggiare con orgoglio non devo chiamare i miei allenatori”. Nel dicembre 2020 Hanyu è sceso sul ghiaccio sulla musica di “Ten to Chi to” e si è rivelata una prestazione terrificante, come se si fosse trasformato nel Dio della guerra, stravincendo la gara.

Hanyu afferma: “Sono stato ispirato da Kenshin. Anche il Dio della guerra ha avuto conflitti dentro di sé, e alla fine si è allontanato dalle cose mondane e ha raggiunto il regno dell’Illuminazione (satori). I suoi valori e la sua estetica sono simili ai miei”. Quando Kenshin, stanco di mediare dispute territoriali tra vassalli e dispute interne, dichiarò per la prima volta di volersi “allontanare dal mondo” ritirandosi sul Monte Koya, aveva 26 anni. Per una strana coincidenza anche Hanyu aveva la stessa età quando ha pattinato questo programma per la prima volta in gara l’anno scorso.

Penso che per Hanyu il 4Axel, il suo prossimo obiettivo, si trovi oltre lo stadio dell’Illuminazione. Un salto in un’altra frontiera che solo lui può vedere e raggiungere. Una frontiera oltre le valutazioni e i giudizi umani, che inevitabilmente implicano pensieri soggettivi e organizzativi:  questo è il quadruplo Axel. Hanyu ha dichiarato più volte di voler eseguire bene questo salto in gara; per lui “eseguire bene” non significa solo saltare e atterrare sacrificando la sua estetica del pattinaggio. Significa che nel flusso del programma – come sua forma ideale di pattinaggio artistico, in cui tutti gli elementi dai salti alle trottole fanno parte dell’espressione artistica –  deve essere staccato correttamente, ruotato perfettamente e atterrato magnificamente. Questo è Yuzuru Hanyu – e la sua estetica.

Non credo che dopo aver vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Pyeongchang, Hanyu avrebbe mai immaginato di continuare la sua carriera agonistica fino alla stagione di Pechino. Probabilmente aveva intenzione di raggiungere l’ ultimo obiettivo, “atterrare il quadruplo Axel”, prima possibile e ritirarsi. Tuttavia, quell’ obiettivo è stato finora ostacolato da ripetuti incidenti come infortuni e pandemia, e alla fine è stato rimandato alla stagione di Pechino.

Ecco, io credo invece che la Nike abbia voluto trattenerlo.  Lui è un uomo così predestinato.

Piccola cronologia di Yuzuru Hanyu e Kenshin Uesugi:

anni Yuzuru Hanyu Kenshin Uesugi
15 Debutto in categoria senior (NHK Trophy) Prima Battaglia (Battaglia del Castello di Tochio)
19 Oro alle Olimpiadi di Sochi e  Grand Slam. Eredita la propria casata e diventa protettore militare
22 Vittoria ai Mondiali di Helsinki con nuovo record del mondo nel programma libero. Unificazione di Echigo
23 Oro alle Olimpiadi di Pyeongchang.
Due ori consecutivi dopo 66 anni in campo maschile.
Prima battaglia di Kawanakajima.
Si impone su Shingen Takeda.
26 Pattina per la prima volta in pubblico il programma libero ”Ten to Chi to”, e vince i Nazionali 2020. Va al monte Koya per farsi monaco (pregato poi dai suoi vassalli che lo seguirono,  rinunciò)

Minori Shimizu, artista visuale, è anche interprete e traduttrice certificata per importanti case editrici giapponesi. Website: http://www.minorishimizu.com/ 


“SALI LONTANO, BREZZA D’ALI DELLE NUBI” di Ryoko Ōta

26 dicembre 2020, programma libero della finale maschile dei Campionati nazionali giapponesi di pattinaggio di figura.

Yuzuru Hanyū alza severo la testa, in perfetta armonia con la maestosa melodia degli ottoni, e scende in battaglia. La colonna sonora è il tema del Taiga dorama Heaven and Earth (Ten to chi to), tratto dal romanzo di Chōgorō Kaionji e che ha come protagonista Kenshin Uesugi. Volteggia  come disegnando una forma ad 8, si stacca dal ghiaccio con leggiadria ed esegue un 4Loop attorno ad un asse impercettibile, per poi atterrare leggero come una piuma. Il suono sublime del biwa segnala un cambio di scenario, ma il flusso del pattinaggio di Hanyū non si interrompe. Mentre mantiene il controllo su Cielo e Terra tramite le fluide movenze di entrambe le mani, passa attraverso una transizione complicata ed esegue, come se stesse spiccando il volo, un Salchow. È un salto quadruplo, ma la leggerezza con la quale lo esegue è tale da farlo sembrare un triplo.

Non dà alcun segno di poter sbagliare; il senso di stabilità che trasmette è tale da farlo sembrare posseduto da qualcosa.

La combinazione di 3Axel e 2Toeloop con braccia alzate  è più mozzafiato del suono del koto che porta alla mente la luce splendente del sole, e dopo un istante talmente breve da far dubitare che abbia respirato anche solo una volta ecco un  3Loop! E subito dopo, la Flying camel diventa una trottola di cui ogni minima variazione  rapisce lo sguardo. Davvero, come fa a respirare?

Piega la porzione superiore del corpo e mentre piroetta come se stesse manipolando il vento, si lancia in una serie di giravolte e passi sfavillanti. Anche l’ondeggiare del ciuffo dei suoi capelli sembra parte della coreografia, accentuando la scena.  Le maniche svolazzanti e i suoi orli fluttuano ricordando un kimono hagoromo (羽衣).

costume di ten to chi to

Per trattarsi di un Signore della guerra questo colore è troppo dolce. Che non sia la rappresentazione del “Cielo”? I rami sono cuciti con fili dorati a formare curve esotiche, su uno sfondo del colore del cielo attraversato da una nebbiolina primaverile. I fiori colorati con tinte delicate che assomigliano all’albero di Sal ricamato con la tecnica Tsujigahana (辻ヶ花) tanto apprezzata dai comandanti del tardo periodo Muromachi ed i due uccelli che giocano sulla sua schiena sono davvero incantevoli.

retro del costume di ten to chi to con ricami in tecnica tsujigahana

La leggerezza con la quale pare fluttuare fa pensare ad una creatura celeste, ma la sua espressione tagliente e la sua aura, con le quali mantiene il completo controllo sullo spazio senza lasciar intravedere la seppur minima falla, sono quelle di Bishamonten (畏沙門天) che guida l’esercito celeste, o ancora quelle di una valchiria fiera ed incantevole.

Quando entra nella seconda metà della coreografia, Hanyū esegue una combinazione 4Toeloop + 3Toeloop con un incedere assolutamente superbo e privo di esitazioni, per poi esibire una devastante combinazione di 4Toeloop + euler + 3Salchow quasi prendendosi gioco del pubblico a cui non è permesso gridare. La mano sinistra distesa energicamente verso l’ alto annuncia forse la vittoria? Da un 3Axel che sembra la personificazione degli ideali stessi di salto al twizzle, per poi apporre chiaramente la sua firma con l’iconica Ina Bauer e l’ hydroblading, ormai suoi marchi di fabbrica, Hanyū giunge, cavalcando le solenni note del biwa, alle due trottole di chiusura con magnifica dimostrazione di capacità di controllo.

yuzuru hanyu performa la sua ina bauerhydroblading eseguito da yuzuru hanyu

 

I delicati movimenti delle mani abbelliscono le eleganti rotazioni, con i cambi di posizione sul suono del plettro. La coreografia e la melodia sono sincronizzate al punto da avere l’impressione che, in questo caso, sia il musicista a seguire i movimenti di Hanyū. Durante la trottola egli allunga agilmente la propria postura. Come i petali di un fiore che si aprono, Hanyū, la cui porzione superiore del corpo era inarcata, estende entrambe le braccia verso l’alto e conclude la sua danza riverendo il Cielo.

Era proprio

la figura della

Divinità che ascende al Cielo

“la divinità che ascende al Cielo” è un’espressione recitata quando una divinità si manifesta o si palesa ad una sacerdotessa miko o a un medium ed esegue la danza kagura (神楽) alla fine di uno spettacolo di () per indicare che  lascia lo yorishiro, ossia l’oggetto-recipiente che lo aveva ospitato, abbandonando l’esistenza terrena per tornare alla propria dimora celeste. Tale espressione compare in spettacoli minori raggruppati sotto il nome di kami no nō – waki nō (abbreviato soltanto in waki nō) quali Kankinu, Kamo e Ugetsu. Anche Tatsuta, dramma che amo, si conclude con la scena dell’ascesa della dea Tatsuta-hime che governa l’autunno, e viene accomiatata con un canto.

Quella che mi è venuta in mente assistendo alla sequenza coreografata di Hanyū è la scena cardine di Ukon. In Ukon, un minore messo in scena nelle primavere di Kitano a Kyōto, la dea dei fiori di ciliegio, attirata dalle folle intente ad ammirare la fioritura dei ciliegi e da un elegante scambio di versi, fa la sua apparizione nella scena del climax.

 

La manica sgargiante bagnata dalla luce lunare

Tiene il ritmo della kagura divina circondata dalla neve

Con movenze delle mani e battiti dei piedi

Si sente chiara una voce; un ponte sospeso fra le nuvole

Gioca fra i fiori, si avvinghia ai rami

I capelli ornati da un fiore, un ciliegio

La fioritura nella capitale ben governata

Da ogni direzione, senza alcun suono, le onde

Che sono i fiori immersi nella primavera di Kitano

Sull’acqua del lago di Miike riflettono  la sagoma divina

La veste di ciliegi che  appare  e svanisce

Sollevata dall’interno torna sulla cima degli alberi

Svolazza come un uccellino che saltella di ramo in ramo

Corre con le nubi; sale lontano, lo hakaze  delle nubi

Sale lontano, lo hakaze  delle nubi,

La divinità ascende al Cielo

(*la traduzione potrebbe essere soggetta a cambiamenti, NdR)

La luce della luna danza sui fiori di ciliegio che cadono, e la Dea, avvolta in un abito risplendente, il  ramoscello di ciliegio con cui aveva ornato il capo che ondeggia, ammira i fiori sbocciare rigogliosi, e celebra il buon Regno dell’Imperatore danzando con movenze meravigliose. La Dea, che come un uccellino che si diletti fra i fiori passa di ramo in ramo, è riflessa sulla superficie dello stagno come su uno specchio, e la sua sagoma danzando sale sempre più in alto e si dissolve fra le nuvole. Il termine  hakaze (羽風)  utilizzato in questo passaggio indica la brezza generata dal battito d’ ali di uccelli e farfalle. E’ forse il battito delle ali di Karyōbinga (Kalavinka) che protegge la Dea?

Quando viene recitato “buon Regno dell’Imperatore”, per qualche motivo suona come se si stessero elogiando il potere e le capacità di governo di politici e uomini influenti. Tuttavia, la trama di questo parla di un prete di provincia (è un sacerdote del Kashima-jingū di Tsukuba, il più importante santuario shintoista delle province orientali, in cui si trova anche Hitachinokuni-ichinomiya) che si reca al famoso hanami (花見 lett.“guardare i fiori”) di Ukon no baba; persone comuni, amabili nobildonne giunte a bordo di eleganti carrozze, oserei dire perfino divinità, si godono tutti insieme, mescolati e confusi gli uni con gli altri, la pace e la tranquillità derivate dall’ammirazione dei fiori di ciliegio, e nel bel mezzo di tutto questo la Dea fa la sua apparizione assumendo le sembianze di un essere umano, e in sintonia con tale sentimento generale esegue una danza. Se pensiamo alla carriera colma di alti e bassi (nonostante fosse apprezzatissimo e famoso) di Motokiyo Zeami, autore di questo dramma, e alla sua ammirazione  senza riserve e dal profondo del cuore per la bellezza, unita al suo amore per la musica, non sarebbe strano supporre che in lui la voglia di avvicinarsi ad esse al punto da diventare un tutt’uno fosse forte.

Esiste una teoria secondo la quale l’origine del “banchetto dei fiori” durante l’ hanami di primavera risalga al festival detto chinkasai (鎮花祭), o del “quietare i fiori”. Dal periodo antico al medioevo giapponese, epoche in cui all’inizio della primavera si verificavano le pestilenze, la popolazione, pensando che alla fine della stagione le epidemie si sarebbero diffuse  insieme alla caduta dei fiori di ciliegio, pregavano recitando “Fiori, quietatevi”, vale a dire “Fiori, non cadete”, ed eseguivano canti e danze.

Questo evento (i Campionati nazionali, NdR) è stato organizzato dopo una serie interminabile di vicissitudini, in una forma del tutto nuova rispetto al solito, al termine di un anno difficile come il 2020. Potremmo pensare che anche la danza di Hanyū con il fiore di Sal sulla schiena sia in un certo senso un’eco delle preghiere di questo periodo. Heaven and Earth di Hanyū inizia con la storia di Kenshin Uesugi , un uomo che ha cercato la pace e la salvezza della sua anima durante una guerra feroce, ma nella conclusione sembra proprio una danza kagura performata come preghiera affinché la calamità si plachi.

Sarà perché stavolta, a causa dell’emergenza coronavirus, il tifo e la pioggia di Pooh non sono stati ammessi, ma rispetto alle altre volte il fermento percepibile a fine performance è stato un po’ diverso. Con il volto ancora teso, Hanyū ha salutato il pubblico in tutte e quattro le direzioni con inchini profondi, e dopo aver mostrato per un attimo il backward cross roll che eseguiva nel primo SEIMEI ha lasciato la pista. Sono io l’unica ad aver visto questi passi come un rito volto ad esorcizzare gli spiriti malvagi?

Ho sentito che poiché è stato tutto gestito da remoto, Hanyū è stato coinvolto molto in prima persona nella creazione di entrambe le coreografie, sia quella relativa al programma corto che quella del programma libero. In una situazione in cui, rispetto al confronto vis à vis, è difficile curare ogni cosa nel dettaglio, ho immaginato che egli avesse potuto programmare il timing in modo da muoversi con più agio, avere pieno controllo, ed adattare tanto la colonna sonora quanto la coreografia al suo stesso respiro. Nonostante siano state portate a termine attraverso un faticoso e duro lavoro, sembra proprio che si rigiri colonna sonora e coreografia sul palmo della mano, al punto da far pensare che d’ora in poi rifinirà sempre di più persino i più minuscoli movimenti. Ed è proprio perché eccelle tanto nella componente musicale quanto nella tecnica di pattinaggio, il fatto che per il momento non vi sia nessuno al di fuori dello stesso Hanyū capace di superare questo livello è inconfutabile. Né solo atleta, né solo artista, né qualunque altra categoria; il suo grande talento, dotato di una capacità di comunicazione fuori dal comune, non può essere racchiuso in alcuna etichetta. Ciò che mi rende felice più di ogni altra cosa in questo periodo difficile è che lui stia continuando a splendere.

PS:

Comunque, il teatrino al Kiss&Cry con Winnie the Pooh è stato pazzesco. Quell’attimo stupendo in cui Pooh scivola per terra e Hanyū lo guarda e dice “ah…”. Avrà attirato sicuramente milioni e milioni di occhi che si chiedevano cosa avrebbe fatto a quel punto. Nel vedere Hanyū alzare Pooh e dire gentilmente: “distanziamento sociale” con una voce dolce e completamente diversa rispetto a quella di quando risponde alle interviste, mentre fa sedere il pupazzo sulla sedia del coach, divisa dal pannello in acrilico, e gli accarezza la testa con espressione innocente, ho avuto l’impressione di sentire il suono dell’esplosione del “moe” (萌え)  in tutto il mondo. Se fosse uno specchietto per le allodole mandato da un altro pianeta per annientare l’umanità, ormai sarebbe troppo tardi per qualunque cosa.

Ryoko Ōta (pseudonimo),  autrice e saggista, esperta di teatro Nō; moglie del defunto attore Kōtarō Tsukada, nominato tesoro vivente del Giappone.  Link al testo originale https://note.com/ryoko_ohta/n/n504e3a9b0952

Traduzione di Eugenio Del Monte


LA COMPOSIZIONE DEL PROGRAMMA “TEN TO CHI TO” 2020 di Henni147

prima slide

 

Henni147 (pseudonimo), matematica, illustratrice e autrice di Wikipedia, da giovane ha studiato teoria musicale e ha suonato nell’orchestra da camera della sua città. Link  al testo originale: https://twitter.com/Henni147/status/1469000596250374146

TTCT nella pagina Wikipedia curata da Henni: https://en.wikipedia.org/wiki/Yuzuru_Hanyu_Olympic_seasons#Programs_of_the_2021%E2%80%9322_season

Traduzione di Eugenio Del Monte


UN DANZATORE TRA CIELO E TERRA di Alessandra Montrucchio

La prima volta che l’ho visto dal vivo, Yuzuru Hanyu non stava pattinando. Camminava, e qualcuno che ignorasse chi era lo avrebbe scambiato per un ballerino: la stessa silenziosa grazia nei passi, la stessa schiena dritta, la stessa eleganza. Quel giorno, in pista, avrebbe portato Otoñal, un programma costellato di posizioni e movimenti simili quando non presi di peso dalla danza classica, dimostrando definitivamente di costituire un unicum nel suo sport: ad oggi, è il solo atleta che abbia espresso sul ghiaccio molti dei requisiti ed elementi cardine dei danzatori e ne abbia addirittura il medesimo atteggiamento, quello che per esempio lo porta a rimanere dentro al personaggio che incarna anche durante l’applauso del pubblico, e finché rimane in pista.

Si obietterà che esistono altri pattinatori dotati di grazia, eleganza e capacità interpretativa; eppure Hanyu ha (è) qualcosa di diverso e di più, tanto da poter scomodare i miti del balletto. Nureev. Baryšnikov.

Iniziamo comunque con l’affermare l’ovvio, ossia che pattinaggio di figura e danza hanno vari punti di contatto, essendo entrambi movimento nello spazio e, di norma, sulla musica. Movimento che tenta di essere espressivo, artistico: di andare oltre il gesto atletico per diventare comunicazione, racconto. A tal fine, deve adeguarsi non solo al tempo e al ritmo su cui viene eseguito – un paso doble non si balla su un jive – ma anche a tonalità, colore, atmosfera della musica. Solo così si può realizzare quella fusione tra capacità tecnica, qualità d’esecuzione e musica che chiamiamo arte.

Da questo punto di vista il pattinaggio è, di solito, un po’ più “grossolano” della danza. La sua stessa natura impedisce al movimento di coincidere con la musica: impossibile calibrare le frazioni di secondo mentre si prepara un quadruplo. Nemmeno i pattinatori migliori riescono a spingersi molto in là: per lo più, sanno tradurre la propria padronanza della tecnica in totale aderenza alla musica, in capacità di creare un clima emotivo, solo quando stanno fermi, cioè a inizio programma, prima della step sequence (StSq) o prima della choreographic sequence (ChSq).

Yuzuru Hanyu fa eccezione. Innanzitutto spesso anticipa di un nanosecondo le note, così che la musica sembra nascere in lui, come se il suo corpo fosse l’orchestra. Ha poi il talento di cogliere il respiro della musica, e di adeguarvi qualità dei movimenti, pause e respirazione. Brano musicale, difficoltà tecnica e interpretazione producono una reazione chimica da cui scaturisce quello che in psicologia si chiama flusso: uno stato in cui la coscienza è così immersa in un’attività da perdersi in essa, dimenticando le coordinate spazio-temporali. Nelle arti o negli sport in cui esecuzione e fruizione sono simultanee, anche il pubblico può essere risucchiato nel flusso creato dall’artista/atleta: numerosissime, al riguardo, le testimonianze di chi assiste a una gara di Hanyu. Non è un caso se Brian Orser, il suo allenatore, parlando dell’impatto del suo allievo sul pubblico, ha scomodato il concetto di esperienza mistica.

Hanyu è l’unico pattinatore a realizzare sul ghiaccio ciò che i grandi danzatori realizzano sul palco, e molti dei suoi passi hanno una parentela stretta, quando non coincidono con quelli di danza. Si obietterà ancora che è il pattinaggio in generale ad avere elementi in comune con la danza. Certo; ma solo Hanyu li esegue con la pulizia e precisione di un ballerino, e solo lui sa eseguirne alcuni sul ghiaccio.

In quest’ottica, un esempio calzante è il libero Ten to Chi to. Di questo programma vorrei analizzare due momenti. Il primo è una serie di tre salti, il secondo l’inizio della step sequence.

La serie di salti.

La musica è un crescendo, specie in intensità. È come un fiume che incontra un pendio, prende impeto e infine ritrova la calma. Hanyu esegue una combinazione 3Axel+2 Toeloop, alcuni passi di transizione e un 3Loop. Ora, che un pattinatore salti in corrispondenza di un crescendo musicale non sorprende; ciò che stupisce qui è la capacità di scegliere elementi che si fondono alla perfezione con la musica.

Nello specifico: Hanyu esegue qui non la combinazione “pesante” del programma (4T+3T), ma quella “leggera”, 3A+2T. A renderla più adatta non è solo che ogni salto ha una rotazione in meno e, in quanto tale, sembra ingombrare meno le note; innanzitutto, c’è la scelta dell’Axel, ovvero di un edge jump: un salto che stacca senza far forza sul ghiaccio con la punta della lama, più morbido rispetto a un puntato, in cui lo stacco avrebbe un che di aspro: quella punta che martella il ghiaccio è come una linea spezzata, mentre il filo di un edge jump assomiglia a una linea curva. Non si può esprimere un fiume che incontra un pendio con una linea spezzata, quindi Hanyu esegue un 3Axel. Poi, il 2Toeloop: dopo i tre giri e mezzo del 3Axel, e malgrado sia un puntato, risulta dolcissimo, oserei dire sereno. Seguono alcuni passi di transizione all’insegna della linea curva di cui parlavo e la serie si conclude con un 3Loop: non solo un edge jump, ma forse il salto più elegante e delicato. Un salto che, per sua natura, non può essere né altissimo né velocissimo, e che, staccando e atterrando sulla stessa gamba, è più statico e composto degli altri. L’ideale, insomma, per il momento in cui il crescendo si interrompe e c’è un istante di silenzio prima che la musica riprenda.

Occorre poi accennare a due dettagli. Primo: nella danza, fare una serie di pirouettes cambiando fronte – una che finisce verso il pubblico, una di lato, una dietro, eccetera – è molto difficile. Se per fare una o più pirouettes normali bisogna fissare un punto (lo spot), abbandonarlo all’ultimo e ritrovarlo al più presto, per farne una o più cambiando fronte bisogna avere uno spot d’arrivo diverso da quello di partenza, il che minaccia di sbilanciare il danzatore. Secondo: è molto difficile, anche, fare una serie di pirouettes singole: preparazione, pirouette, preparazione, pirouette eccetera. Una serie simile richiede continui cambi di posizione (plié, passé, plié, passé) e comporta uno spostamento del baricentro e un duro lavoro per mantenere l’equilibrio e dosare l’alternanza fra dinamismo della pirouette e staticità della preparazione. Qui Hanyu non solo salta un 3Axel senza quasi prepararlo, rallenta per eseguire il 2Toeloop, compie delle transizioni ruotando su se stesso e stacca il 3Loop, ma lo fa in cerchio, cambiando di continuo spot e una quantità di posizioni, velocità, altezze del baricentro, direzioni, posture. Il risultato è una piena compenetrazione di gesto e musica: un momento squisitamente di pattinaggio e, al contempo, squisitamente di danza, e di arte tout court.

Video (Minutaggio: serie di salti: 1.07-1.15; inizio step sequence: 1.33-1.45)

L’inizio della sequenza di passi.

Hanyu esce da una trottola e pattina in avanti, con il braccio sinistro alzato di fronte a sé e il palmo rivolto verso la giuria come a dire: attenzione, sto per fare qualcosa che vale la pena di guardare. Si osservi da dove parte il movimento delle braccia: dalle scapole. Questa è una delle prime cose che si imparano nella danza: è la schiena a sostenere le braccia. Se così non fosse, se per sostenerle si usassero bicipiti e tricipiti, dalla fatica non si arriverebbe a fine lezione. Invece, l’impostazione corretta consente non solo di dare forza a braccia e movimenti, ma di calibrarne velocità e ampiezza. Hanyu fa esattamente così: alza le braccia a partire dalle scapole, passando dai gomiti per arrivare a polsi e mani. Controllato, pulito.

Dopodiché, esegue mezza pirouette en dehors durante cui la gamba libera scende dal passé in coupé derrière. Ora, cambiare posizione della gamba mentre si gira non è semplice. Il passé è una posizione ampia, che occupa spazio e riduce la velocità di rotazione; il coupé al contrario è una posizione stretta, che favorisce la velocità di rotazione. Hanyu riesce a mantenere tale velocità costante: questo significa un controllo assoluto del corpo.

Dopo la pirouette, la gamba libera si stende e compie un quarto di cerchio, prendendo così la spinta per due twizzles, o meglio per un fouetté doppio: è così che in danza si chiama la serie di movimenti che ho appena descritto. Ci sono imperfezioni, d’accordo: nel rond de jambe (il quarto di cerchio) la gamba è bassa; bene le braccia finché restano alla seconda, ma la quarta posizione in cui vanno durante i giri non è pulita. Va però notato che girare con le braccia in posizioni diverse dalla prima è più difficile, poiché se ne ha meno controllo; peggio ancora se sono asimmetriche, come appunto in quarta, perché influiscono in modo diverso su velocità ed equilibrio.

Segue una pirouette e mezza en dedans in cui Hanyu tiene la gamba libera tesa di fronte a sé e il busto proteso in avanti e un po’ inclinato verso destra: un po’ fuori asse, insomma, e le pirouettes fuori asse sono complicate: avere una parte del corpo non allineata alle altre minaccia l’equilibrio. Per eseguire sul ghiaccio questo passaggio, Hanyu deve contrarre gli addominali, misurare gli spostamenti di testa e braccia, contrarre i glutei; ne nasce un movimento avvolgente, lieve e intimo.

Quindi Hanyu fa due passi indietro – che però non sono semplici passi ma arabesques fondues, o addirittura ballottés en arrière – e, dopo un contretemps, ripete la pirouette di cui si è parlato ma dal lato opposto e poi indietreggia piegato in avanti, come in un inchino: un congedo da questa sezione di Ten to Chi to dove regna la pace o perlomeno una tregua, prima di una nuova battaglia? In tal senso il cambiamento di sguardo, dalla dolcezza allo spirito guerriero, è eloquente. Infine, si ferma con la schiena eretta e le braccia tese in aria. Qui vale la pena di soffermarsi sul secondo ballotté e contretemps, dove Hanyu, col braccio semiteso in avanti e il polso in flex, sembra dire: aspettate, state lì. Poi il braccio si piega e la mano naturalmente lo segue, ma prima è come se esitasse, come se facesse un respiro, e solo dopo si abbassa. In quel movimento minimo, in quel respiro di mano e dita c’è non solo tutta la grazia di Hanyu, ma tutta la sua qualità di ballerino: avere braccia, mani e dita che non si limitano a muoversi, ma esprimono, è una dote che a nessun grande danzatore può mancare. L’interpretazione di un ruolo passa per la capacità del corpo di “emanare” sentimenti, idee, storie. Se Hanyu è un grandissimo interprete è anche per questo: per le sue braccia, mani e dita capaci di parlare, e ciò che le sue mani tracciano nell’aria in Ten to Chi to è una storia. Una storia di quiete, introspezione e ricerca di armonia prima della battaglia.

La storia di Kenshin Uesugi raccontata in una danza, viva e commovente, sul ghiaccio.

Glossari della danza: https://it.wikipedia.org/wiki/Glossario_della_danza_classica  

https://www.balletto.it/

 Alessandra Montrucchio, autrice, editor, traduttrice; fin dall’infanzia studia e pratica la danza, conducendo anche corsi. Pagina: https://it.wikipedia.org/wiki/Alessandra_Montrucchio