a cura di Nico Conversano
Dimenticatevi la proverbiale cortesia nipponica fatta di inchini e riti ossequiosi che spesso si traduce anche nei tempi lentissimi della loro musica tradizionale. Dietro l’esteriorità giapponese fatta di mitezza e disciplina può nascondersi un mondo musicale fatto di trasgressione e ribellione verso il sistema. Questa playlist creata appositamente per l’Altro Giappone si prefigge proprio lo scopo di offrire una sintetica, ma approfondita, panoramica sulla musica rock giapponese prodotta negli ultimi quarant’anni attraverso le sue numerose varianti stilistiche.
Il rock, nato negli Stati Uniti a partire dagli anni ’50 e poi esploso in tutto il mondo, nel corso degli anni ha raggiunto in questo paese una notevole popolarità agevolata anche dalle truppe di occupazione americana dal 1945 al 1952, presenza che ha segnato in maniera determinante la cultura dell’arcipelago.
A partire dagli anni ‘60, dapprima con timidi tentativi emulatori che scimmiottavano il rockabilly di Elvis Presley o riproponevano le nuove sonorità della British wave capitanata dai Beatles, i musicisti giapponesi hanno raggiunto una sempre maggiore sicurezza nei propri mezzi espressivi conquistandosi una voce personale e riconoscibile all’interno di questo ambito musicale.
A permettere questo processo di maggiore identificazione negli ascoltatori giapponesi contribuì la scelta, sul finire degli anni ’60, di scrivere i testi in lingua giapponese, laddove all’inizio erano presentati esclusivamente in inglese, e l’utilizzo in essi di contenuti e tematiche socio- culturali tipicamente nipponiche.
Tra i più fedeli alla tradizione del rock ‘duro e puro’ troviamo gli RC Succession, capitanati dall’istrionico e ormai scomparso leader Kiyoshi Imawano, gli osannati X Japan, notissimi anche al di fuori dei confini nazionali, o gli Yellow Monkey, con le loro colorite influenze glam rock. Non mancano, però, espressioni musicali più recenti come il post rock degli eclettici Quruli, l’energico punk rock degli Asian Kung-Fu Generation o il girl power dei Tokyo Incidents (Tōkyō Jihen).
Anche il blues, un genere quest’ultimo che potrebbe sembrare distante dal comune sentire giapponese, ha nel Sol Levante esponenti di lunga data come gli Yukadan, il cui leader Atsuki Kimura sa raccontare con voce sofferta i disagi presenti in una società solo apparentemente perfetta.
Ma una identificazione più stretta con il vissuto quotidiano è ancora più evidente in artisti di matrice folk rock come il popolarissimo Takurō Yoshida o il più contemporaneo Masayoshi Yamazaki, intenti a raccontarci di notti trascorse in un ryōkan tra donne e sake o nei piccoli izakaya di Tokyo alla ricerca di un maggiore vicinanza con il partner.
Questo e molto altro ancora vi attende in questo percorso musicale in cui l’ascolto di ogni artista potrà essere usato come trampolino di lancio per approfondire ulteriormente l’interessante e ricca produzione musicale di ciascuno grazie alle ampie possibilità di ricerca che la rete oggi ci permette.
Per concludere, all’interno di questa playlist potrete trovare un valido strumento per iniziare l’esplorazione di un mondo musicale ancora poco noto in Italia, ma che attende da tempo di essere scoperto.
Nico Conversano
Ritrova la playlist sul nostro canale Spotify (1h48′):
Nico Conversano
Conduce una doppia vita, a volte tripla. Di giorno piccolo imprenditore, di notte mette insieme le sue passioni per la musica e la cultura giapponese. Musicista per diletto e giornalista musicale freelance, studia da diversi anni la lingua giapponese e si trastulla tra traduzioni di letteratura d’epoca Meiji e testi di canzoni rock e pop giapponese.
Ha scritto e collaborato con i webmagazine “Jazz convention.net” e “Jazzitalia.net” e riviste cartacee come “Il Giornale della Musica”. Ha organizzato tour in Italia per musicisti giapponesi di jazz come Hikari Ichihara, Trispace, PianojaC, Akiko , Sumire Kuribayashi e Senri Oe e collaborato per alcuni eventi musicali con l’istituto Giapponese di Cultura di Roma.
Gli piace concedersi frequenti docce calde ascoltando il City Pop giapponese, immergersi in sessioni di lettura di fumetti gekiga e suonare i Beatles in jam amichevoli nel dopocena.
Sogna un mondo migliore in cui creare una piccola casa editrice specializzata in sconosciuti scrittori nipponici della prima metà del secolo scorso.