la foto ritrae i 5 cerchi olimpici realizzati con effetti di realtà aumentata durante la cerimonia di chiusura di tokyo 2020

Il liveblog della Cerimonia di chiusura – Tokyo 2020

di Barbara Waschimps e Gabriele de Risi

Post redatto al momento della diretta. I testi in grassetto rosso evidenziano i link di approfondimento. Barbara e Gabriele sono connessi entrambi su Eurosport, scrivono sul blog ma si messaggiano come sempre anche via whatsapp 🙂

Ci siamo. La cerimonia di chiusura sta per aver luogo. Tra circa due ore i bracieri dello Stadio Olimpico di Tokyo ed il suo doppio di Ariake, sul ponte Yume no Ohashi, si spegneranno.

PREMESSE

Il bilancio di questa surreale edizione 2020+1 è ragionevolmente positivo.

Al momento il Giappone sembra aver saputo gestire la bolla, in quanto i contagi all’interno delle aree riservate alle delegazioni sono stati in numero ridotto, circa 430, due terzi dei quali sono relativi a residenti di Tokyo che facevano la spola tra l’esterno e l’interno delle ‘zone proibite’.

L’emergenza si trova semmai al di fuori della bolla. La situazione pandemica non è sotto controllo: le uniche notizie che arrivano ai media occidentali riguardano il numero giornaliero dei contagi, circa 5.000 al giorno. Numeri ragionevolmente falsi, in quanto nel paese si eseguono tra gli 11.000 e i 14.000 tamponi al giorno (I tamponi privati tra l’altro non vengono conteggiati). Le unità di terapia intensiva sono piene e molte persone sono decedute in casa.

Riguardo l’ostilità dei cittadini di Tokyo sembra che l’atmosfera si sia parzialmente smorzata, anche se la questione principale relativa alla quantità di fondi assorbiti dai Giochi a scapito della sanità pubblica e gli innumerevoli scandali che hanno preceduto questa edizione rimarranno sempre sul tappeto. Ma sul fronte organizzativo è stato tutto piuttosto efficiente, trasporti e temperature esclusi. Inoltre la riuscita della nostra spedizione ed i successi della nazione ospitante hanno dato un’iniezione di fiducia che francamente era più che necessaria ad entrambi i paesi.

Per il Giappone è stata tra l’altro l’Olimpiade delle Donne: infatti del bottino di 58 medaglie, 38 sono state vinte da atlete in singolo o in squadra, mentre per quanto riguarda il metallo più nobile il rapporto è di 14 su 27. Il decimo posto dell’Italia ci riempie di gioia, soprattutto per la varietà e la qualità dei podi, e indi citiamo Massimiliano Ambesi stamattina nella diretta quotidiana delle 10: “dalla quarantena alla quarantina”, con riferimento al medagliere dello stivale. La nostra immagine a livello internazionale è sicuramente migliorata – anche se in Giappone per la verità non si è mai offuscata.

H.12.50 Ma siamo qui per commentare la Cerimonia di chiusura dei XXXII Giochi Olimpici dell’era moderna. Vedremo se la veste sarà la stessa di quella inaugurale che, causa pandemia, si è svolta in maniera molto diversa da quanto programmato agli inizi;  ne abbiamo trattato in questo precedente post – e ovviamente poi nel dettaglio nell’intervista a Marco Balich.

Il motto di questo evento conclusivo è “Worlds we share” che esprime i concetti di diversità ed inclusione uniti alla speranza di un futuro migliore e più luminoso.

AL VIA CON IL PROTOCOLLO

 

H.13.04 Fa il suo ingresso Fumihito (il principe ereditario Akishino) in rappresentanza dell’Imperatore. A seguire entra la Bandiera olimpica portata da 4 atleti d’eccellenza- il jūdōka Naohisa Takato, la nuotarice Yui Ōhashi, la breakdancer Ramu Kawai, in omaggio al fatto che la BD sarà specialità olimpica a Parigi 2024, il ginnasta junior Takeru Kitazono – accompagnati dalla modella disabile Amane e da Hiroyuki Yokota, vice responsabile medico per Tokyo 2020.

Ottima  partenza: l’Inno giapponese è intonato da 20 membri della Takarazuka Revue in hakama 袴. Fondata nel 1914 nell’omonima cittadina del Kansai dal presidente della compagnia ferroviaria Hankyū, la rivista Takarazuka è composta da sole donne che interpretano anche ruoli maschili. Una ‘fabbrica dei sogni’ diventata un’ istituzione nazionale. Si esibisce nel proprio teatro locale e in una parallela venue a Tokyo che porta lo stesso nome. Può contare su un plotone di agguerriti fan (oggi si parlerebbe di army) che garantiscono il tutto esaurito ad ogni rappresentazione.

AFTER THE GAMES

 

H.13:10 Ingresso dei  portabandiera. Si vanno a disporre intorno al centro del campo dove è posta una semplice pedana rialzata, che immaginiamo sarà il palco delle performance. In sottofondo la Marcia olimpica scritta da Yūji Koseki (1909-1989) per le Olimpiadi del ‘64.

>Jacobs è il nostro portabandiera, l’uomo più veloce del mondo ahimè vestito malissimo. 😛

<Un po’ Cerimonia di chiusura, un po’ giochi della gioventù. 😛

<Parte ‘Hope’ di Sigma w/ Carla Marie mentre scorrono clip che evocano le emozioni degli atleti , e l’ Italia decisamente è gettonatissima, di nuovo l’accoppiata Tamberi / Barshim che ha colpito tutto il mondo, eppoi  Marcell Jacobs 🙂

H.13:21 Gli  atleti entrano in formazione mista, in quanto moltissimi sono ripartiti. A tutti sono state consegnate precise istruzioni per la cerimonia.

<L’ABC australiana ci informa che musicalmente “it’s composer/remixer Remo-con, Tomoyuki Tanaka from the Fantastic Plastic Machine and producer / DJ KEIZOmachine who are coming up with the mix here”. Anche meno marcette ragazzi però eh.

>h.13.36 Entra il Team Giappone e Fumihito sorride.  Il premier Suga ha sempre la faccia da tanuki.

Breve nota per quanto riguarda la copertura televisiva delle gare in Giappone: serpeggia malcontento tra gli expat i quali si sono lamentati moltissimo che l’attenzione mediatica fosse solo per gli sportivi di casa, anche e soprattutto in caso di sconfitta. Un’ossessione a metà tra l’umiliazione dei perdenti e la tv del dolore.

<Gli atleti con i cellulari in mano irritano forse i commentatori di Eurosport, ma per i social manager è una manna, guardare dai loro profili la cerimonia è un’immersione emozionante.

h.13.45 E invece pare che i cellulari servano eccome! Agli atleti viene chiesto di accenderli. Sul prato si spandono fluidamente mille colori. Si alza una via lattea luminosa che vola attraverso lo stadio, raggiunge la cima, per poi ricadere dall’alto degli spalti. Le particelle di luce, che rappresentano lo spirito degli atleti e le speranze di chi non ha potuto essere lì, vanno infine a formare in aria i 5 anelli. Super highlight della cerimonia, grazie agli effetti di realtà aumentata creati dalla Moment Factory di Montreal. E’ chiaro che sulla scia del flag handover di Rio il Giappone in origine avesse in mente di puntare tantissimo su queste tecnologie per entrambe le cerimonie di quest’anno. Rivediamo lo spettacolare momento:

 

AN AFTERNOON AT THE PARK (ALL TOKYOITES)

 

Let’s party! Si cerca di far vivere agli atleti quello che non hanno potuto provare all’aperto, poichè fino adesso blindati nella bolla. E quindi vai con momenti di vita cittadina, gente che cammina, artisti di strada, sportivi, uomini in kimono con gli yoyo – che lasciano un po’ perplessi i presenti e anche gli spettatori da casa.

La nota Tokyo Ska Paradise Orchestra (a.k.a. Skapara) in 13 minuti ci delizia con del jive, dalla sigla di Demon Slayer, Gurenge, a Ue o muite arukō (Camminiamo guardando in alto), il classico del cantante Kyū Sakamoto (Hisashi Ōshima 1941-1985),  successo conosciuto a livello mondiale come Sukiyaki. Ne venne fatta anche una versione italiana cantata da Claudio Villa. Viene spontaneo ricordare che Sakamoto perì al culmine della sua carriera nel disastro aereo del 1985 sul monte Takamagahara che coinvolse il volo JAL 123.

Non voler dare la sensazione di voler fare quel di più” – commenta a ragione Dario Puppo nella diretta di Eurosport, in riferimento al preciso intento di evitare celebrazioni. E ricorda quanti atleti hanno dedicato le proprie imprese ai nonni che non ci sono più. Questo potrebbe giustificare il tono scanzonato del segmento senza troppe enfasi, ma l’apparenza è più da parco giochi e l’impressione è comunque piatta.

H.13.52 In pedana acrobati del ciclo-cross. E se volete sapere il nome del divertente Dj che faceva ballare i pochi presente allo stadio: cercate Dj Matsunaga (Masaki Suda) su Spotify, sicuramente vi aiuterà a salvare le vostre feste.

H.13.54 Milet (si pronuncia Mirei), cantautrice giapponese di livello si è unita al gruppo cantando “Hymne à l’amour” di Edith Piaf, in entrambe le lingue in omaggio alle olimpiadi parigine.

E, finalmente, arriva a chiudere questo segmento L’Inno alla Gioia così caro ai giapponesi e suonato nel periodo di  Natale da tutte le orchestre. Già eseguito a Sydney 2000, venne ripetuto alle Olimpiadi invernali di Nagano 1998, quando il M. Seiji Ozawa diresse cori dei cinque continenti.

H.14.00 Inno nazionale greco per la premiazione della maratona femminile e maschile –  entrambe stampate Kenya (Peres Jepchirchir e Eliud Kipchoge)– da parte del presidente del CIO Thomas Bach e del presidente della federazione internazionale di atletica Sir Sebastian Coe. L’inno kenyota è bellissimo; breve ricerca e apprendiamo che la musica è basata su un motivo tradizionale cantato dalle madri dei Potomo, un’etnia Bantu

E’ l’ultima volta in cui a Tokyo 2020 gli atleti si metteranno al collo le medaglie create da Junichi Kawanishi –  realizzate con materiali riciclati provenienti da smartphone o altri dispositivi elettronici.  Circa il 60% è stato reperito dal Comitato olimpico giapponese  grazie a 6 milioni di vecchi smartphone donati dalla popolazione.

<Essere premiati durante la cerimonia di chiusura olimpica credo sia il massimo per un atleta. Che dire se non W il Kenya! W il Giappone! 😛

H.14.15 Entrano i 4 atleti nuovi membri del CIO, tra i quali la nostra Divina Fede 🙂 . Momento dedicato ai volontari: una loro delegazione viene premiata dagli stessi atleti.

O-BON (WE REMEMBER)

 

H.14.20 Kensaku Satō al Taiko 太鼓 introduce il momento del ricordo, incentrato sulle cerimonie del Bon 盆, la cosiddetta ‘festa dei morti’, che hanno luogo durante l’estate in date diverse a seconda delle zone del paese.

<Si parlerà anche di Hiroshima e Nagasaki, come promesso a Tadatoshi Akiba, “storico” ex sindaco di Hiroshima, dal presidente Bach? Staremo a vedere.

>Il momento del passaggio di consegne sta per arrivare. Quanto ci mancheranno queste Olimpiadi? 🙁

La danzatrice e fashion icon nativa di Nagano Aoi Yamada apre il segmento delle danze dell’O-Bon interpretando mirabilmente Nami no Bon 波の盆 (Bon delle Onde) del leggendario Maestro Tōru Takemitsu (1930-1996), compositore di culto per registi del calibro di Ichikawa, Kurosawa, Imamura. Edit: Per risentire il brano questo il link.

Yamada si è ispirata alla memoria delle persone scomparse, e ha ringraziato sul suo profilo Instagram  tutti coloro che le hanno permesso di essere su quel palco. Il suggestivo costume è di Kumiko Iijima.

Come avvenuto per la Cerimonia inaugurale, la tradizione giapponese sostituisce tutta la soft culture inizialmente prevista, ma di certo questa sezione non delude. Un filmato ci permette di viaggiare ai quattro angoli del Giappone per conoscere le danze del popolo Ainu nel freddo Hokkaidō; quelle della caldissima Okinawa  denominate  Eisa; dalle Ryūkyū si passa alla prefettura di Akita nel Tōhoku, con i performer dai visi coperti che interpretano la danza degli spiriti dei trapassati (Nishimonai Bon Odori), per finire a Gifu che ogni anno celebra il Gujō Odori (come si intuisce Odori 踊り vuol dire danza -ndr). Intorno vengono agitate in circolo delle lanterne di carta, anch’esse simbolo tipico di questa ricorrenza.

H.14.31 I Bon Odori 盆踊りhanno radici nel Nembutsu Odori, un rituale buddista di canto e danza che risale all’era Kamakura (1185-1333).  Lo racconta proprio Bijo Ageha – esperto di danza tradizionale giapponese e soprattutto di Gujō Odori, uno dei “tre grandi Odori” del Giappone – che vediamo ora esibirsi live insieme agli altri performer tipicamente vestiti in yukata 浴衣 per far vivere l’atmosfera dei matsuri 祭, i festival tradizionali tipici di questo periodo, con la Tōkyō Ondō. Se volete imparare ad eseguirla come si deve ecco il tutorial dello stesso maestro Ageha.

EDIT: QUALE RICORDO?

Come riportato anche dal NYT ci si aspettava un segmento commemorativo per tutti coloro che hanno perso la vita in eventi “strazianti” della storia, e visto che in questi giorni ricorrono gli anniversari delle bombe atomiche sul Giappone, c’era stata una precisa richiesta dell’ex sindaco di Hiroshima, Tadatoshi Akiba, verso la quale il CIO si era espresso positivamente all’inizio, che è poi stata disattesa. “Sono contento per gli atleti e per i risultati sportivi, ma queste Olimpiadi non si dovevano fare: con il rifiuto di ricordare Hiroshima e Nagasaki il CIO ha tradito la sua stessa missione” – così il sindaco Akita al microfono di Pio d’Emilia, Skytg24.

Assenti anche cenni espliciti alla triplice catastrofe di 10 anni fa, che fu alla base delle motivazioni impugnate dal governo giapponese nel candidarsi ad ospitare i Giochi.

FLAG HANDOVER

 

E’ il momento più importante delle cerimonie di chiusura. Chiamato in gergo anche ‘Cerimonia di Anversa’ in quanto la tradizione iniziò ai Giochi Olimpici del 1920 quando la prima bandiera Olimpica venne consegnata al CIO dalla città di Anversa, ci ricorda il sito ufficiale . Dell’ultimo passaggio di consegne ci siamo occupati nel dettaglio qui: https://www.laltrogiappone.it/blog/il-giappone-al-flag-handover-di-rio-2016-video/

<Ma hai visto che poco fa c’è stato un anticipo di flag handover nello spazio?? Ti giro il video:

H.14.35 Entra Thomas Bach con la governatrice di Tokyo Yuriko Koike, in kimono 着物  come nel 2016, insieme alla sindaca di Parigi Anne Hidalgo. Inno Olimpico: voce spaziale dTomotaka Okamoto, un soprano uomo, tecnicamente un controtenore. Di nuovo un tentativo di inclusività, dopo quanto accaduto ai tempi degli insulti a Naomi Watanabe.

<E vediamo adesso la Francia cosa si è inventata, anche se anticipazioni ci sono state.

>Un’Olimpiade di nuovo in Europaaaaaa finalmente!

Si parte con un video-tour di Parigi e le sue venues olimpiche e culturali. Il filmato  si apre sui tetti di Parigi, dove seguiamo una giovane pilota di BMX in un viaggio folle attraverso vari monumenti – la Monnaie , il Musee d’Orsay, il  Grand Palais, l’Arc de Triomphe e Place de la Concorde. Gli street sport, molto praticati dai giovani francesi, la fanno da padroni,  e poi di nuovo breakdance al centro del palco sotto la Tour Eiffel. Vediamo gli atleti rientrati da Tokyo; la ‘Patrouille de France’, l’equivalente delle nostre frecce tricolori, saetta sul cielo di Parigi. E’ la prima volta che una Cerimonia di chiusura ospita una performance live a distanza.

<Dopo 100 anni esatti le Olimpiadi tornano a Parigi. E’ il momento della Marsigliese, l’inno più famoso del mondo..

La flautista Sylvia Careddu esegue le prime note dal tetto dello stadio che ospiterà l’atletica e l’inno continua in altri luoghi di Parigi: il Louvre con le marimba, l’Orchestra Nazionale negli studi di Radio France, ensemble d’archi nella romantica piazzetta del Vert-Galant tra Notre-Dame e il Pont-Neuf, il pianoforte in uno spazio urbano recuperato, e le percussioni in uno skatepark. Torna l’astronauta Thomas Pesquet visto nell’anteprima su Youtube, che suona qualche nota con il sassofono dalla Stazione Spaziale Internazionale. L’arrangiamento è del compositore Victor le Masne.

Saluti finali del Presidente della Repubblica francese Macron e del presidente di Parigi 2024, il pluricampione olimpico di canoa Tony Estanguet. Non si è vista purtroppo a causa del forte vento la bandiera gigante sventolare live dalla Torre Eiffel, che secondo Estanguet sarebbe stata la più grande mai realizzata. La bandiera è stata riprodotta digitalmente.

IL BRACIERE SI SPEGNE

 

H.14.54 Momento per i discorsi di chiusura di Seiko Hashimoto (anche questa volta commossa) e di Thomas Bach, si spera brevi. Quello del Presidente del CIO verte sul potere unificante dello sport, ancora più valoroso nei tempi tremendi che stiamo vivendo. “Grazie Tokyo, Grazie Giappone” in giapponese.

H.15.08 Bach dichiara chiusi i Giochi. E’ andata.

Ma manca l’ultimo tassello, quello più toccante, lo spegnimento del braciere. E’ il segmento On to the Next Chapter“.

Appare una grande interprete, molto cara a chi ama il cinema giapponese: Shinobu Ōtake, attrice feticcio di Kaneto Shindō, che insieme ai bambini del Suginami Junior Chorus  simulando una lezione di astronomia, in allusione ai film e manga di fantascienza, canta  “Hoshi Meguri no Uta” 星めぐりの歌 (A spasso tra le stelle), l’iconica e popolare canzone composta dal celebre poeta Kenji Miyazawa (1896- 1933). Il testo parla delle costellazioni che si vedono durante le notti estive. Qui una bella versione di Shinya Fukumori in trio.

Un accenno al Kimi ga yo 君が代, l’inno giapponese, introduce il delicatissimo Clair de Lune di Claude Debussy,  nell’arrangiamento  del celeberrimo compositore contemporaneo Isao Tomita (1932-2016).  L’intera sequenza musicale può essere riascoltata qui.

E lentamente lo  splendido braciere si spegne, richiudendosi  come un fiore, altro highlight della serata. Tutto finisce, ma prima una sezione dedicata ai Giochi paralimpici. Un’ultima inquadratura sugli spalti rivela la scritta luminosa ‘ARIGATO’ : utilizza lo stesso carattere della parola ‘Sayonara’ alla cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici di Tokyo 1964, ed è stata realizzata grazie ad uno stop-motion con cubi giocattolo (al posto del lettering sul tabellone segnapunti come in origine).

<E anche questa volta nemmeno un Pokemon è stato fatto entrare allo stadio. 🙁

>E neanche Yuzuru Hanyū per dare l’appuntamento ai Giochi invernali… 🙁

Stridente contrasto tra l’atmosfera festante degli atleti radunati a Parigi e quella tutto sommato sommessa, malinconica di questa cerimonia allo Stadio Olimpico di Tokyo.

Nessuna celebrazione, men che meno accenni a tutti quei personaggi che si sono imposti nell’immaginario planetario contemporaneo. Ma quella che conta qui è l’opinione pubblica del paese a pochi mesi dalle elezioni; un paese spaventato e scontento che ha potuto seguire le gare solo attraverso gli schermi di casa. Le Olimpiadi sono soprattutto un grande gioco politico e in questi ultimi anni sono stati IL gioco del partito liberal-democratico che governa il Giappone –  con quali  risultati si vedrà a breve.

Nel frattempo non è finita, ci saranno le Paralimpiadi (disputate, lo ricordiamo, per la prima volta nel 1960 in Italia). Avremo modo di parlarne ancora a lungo. Nel frattempo CITIUS, ALTIUS, FORTIUS – TOGETHER, a tutti!