proteste dei giapponesi contro i giochi olimpici di tokyo 2020

di Barbara Waschimps

Per chi ama il Giappone e al contempo attende con ansia ogni 4 anni lo svolgersi dei Giochi Olimpici è un periodo straziante. Premettiamo che gli sforzi delle federazioni sportive e l’impegno e le speranze degli atleti sono al centro dei pensieri di chiunque di noi. Ma va messo in evidenza come un’intera popolazione, e la sua classe medica, a gran voce da tempo chiedono la cancellazione di questi Giochi.  Oggi il quotidiano Asahi,  il secondo del paese per diffusione e  media sponsor  ufficiale delle Olimpiadi, ha fatto proprie le proteste della popolazione e ha attaccato frontalmente il governo nel suo editoriale che titola “Prime Minister Suga, please call off the Olympics this summer”.

Partiamo da una frase dell’articolo: “the slogan of “compact, post-disaster reconstruction Olympics,” created by the Japanese government at the time of the bidding, was cast aside along the way and replaced by “Olympics to prove mankind’s triumph over COVID-19.” – questa frase riassume la gigantesca bolla di menzogne con cui l’intera questione è stata gestita fin dall’inizio e la crescente e motivata sfiducia del popolo giapponese nei confronti del governo.

Nel 2013, durante le presentazioni ufficiali delle candidature e anche all’elezione di Tokyo quale sede dei Giochi 2020, il premier Abe, a soli due anni dalla tragedia del Tōhoku, affermò ripetutamente che la questione di Fukushima era ormai ‘under control’ . Fu la seconda menzogna (la prima era stata ovviamente lo scandalo della Tepco, che mentì al governo di Naoto Kan e a tutta la nazione sull’effettiva situazione delle centrali al momento del disastro), e mentre da un lato tutti sembravano felici che il Giappone potesse rialzarsi, molte voci illustri si levarono  sottolineando che la zona sarebbe sempre rimasta ad alto rischio (come è ancora) e che organizzare la massima competizione sportiva mondiale in quella parte del paese era una manovra soltanto politica e pericolosa, visto che l’altissimo costo previsto non avrebbe portato nessun beneficio economico nel breve o medio periodo, ma solo un accumulo di deficit. In Italia della questione nucleare a Fukushima se ne è occupato a lungo il giornalista Pio d’Emilia in varie circostanze, dopo aver spiegato tutto l’iter della vicenda nucleare nel suo ‘Fukushima: A Nuclear Story’.

L’ottimo e durissimo articolo (quasi un saggio) scritto un anno fa da Yosuke Taki  per Doppiozero dal titolo “Sfruttamento politico delle Olimpiadi tra vita, economia e pandemia” ripercorre dagli inizi fino ad aprile scorso  il malsano comportamento delle autorità giapponesi  e le origini del malcontento odierno, e a questo non serve aggiungere altro.

Il Giappone è tristemente famoso per non sapere gestire le emergenze. Cosa è successo durante la pandemia? Decisamente ha cercato di nascondere la gravità dell’impatto dell’epidemia fino a quando non è stato deciso lo slittamento dei giochi: In tv e sui media si parlava delle condizioni estreme di Italia e Cina; poi improvvisamente, sono partiti il soft lockdown, lo stato d’emergenza, le chiusure dei negozi (ricordiamo in Giappone è incostituzionale limitare gli spostamenti  dei cittadini, quindi non ci sono state chiusure tra le prefetture).

I metodi con cui il paese ha affrontato all’inizio l’epidemia sono stati essenzialmente tre: isolare i cluster dei contagi (e bene, come è stato fatto in quasi tutto l’Oriente); chiudere il paese (tranne che ai militari delle basi americane che andavano e venivano come pareva a loro, ed infatti hanno impestato più di una sede), e….. effettuare pochissimi tamponi. Come lo sappiamo? Per citare un solo esempio, Pietro Carninci, uno dei massimi genomisti mondiali, che lavora al prestigiosissimo  Riken Institute, raccontò a L’Altro Giappone di come i loro dipartimenti fossero pronti a realizzare e processare elevate quantità di tamponi giornalieri, ma che la loro offerta era caduta totalmente nel vuoto. (L’intervista a Carninci è qui)

Conseguenze: la popolazione non sapeva dove e come effettuare un tampone in caso di necessità; i tamponi erano limitati in termini di dosi giornaliere disponibili; infine, se ne aveva diritto soltanto dopo 4 giorni di sintomi conclamati. (E fummo noi a scoprire anche che uno studente italiano che forse aveva contratto il virus riuscì a fare il tampone in una struttura ‘segreta’ riservata agli Occidentali, nota soltanto attraverso il passa-parola. Pio d’Emilia riuscì a rintracciare il posto e mandò in onda un servizio. ). Come sa chi ci segue, L’Altro Giappone ha dedicato l’anno scorso 2 mesi (dallo slittamento dei Giochi  fino alla fine dello stato d’emergenza), e 26 collegamenti a seguire l’andamento della situazione in Giappone. Qui la directory con tutti i video.

Causa oggettiva, come lamentato a gran voce dai medici giapponesi fin dall’inizio, di tale atteggiamento del governo? Il paese non sarebbe stato in grado di gestire il sovraffollamento negli ospedali perché carente in strutture e personale (ricordarsi questo aspetto fondamentale).

Rimane il fatto che il numero ufficiale dei decessi è basso. Ma anche su questo punto ci sono incognite, perché molte persone nella stragrande parte dei casi non sono state tamponate post mortem e non si è in grado di verificare l’affidabilità delle statistiche. La ragione che porta a pensare che il virus Sars-2  sia stato meno violento nell’impatto potrebbe risiedere molto meno nelle abitudini igieniche e culturali (sbandierate da alcuni ministri a sostegno della cosiddetta ‘unicità della razza’) e molto di più nel fatto che tra le vaccinazioni obbligatorie per l’infanzia ci sia quella contro la tubercolosi.

Nel frattempo il governo si era attivato per acquistare o produrre vaccini? La risposta è no (a differenza della Cina che almeno aveva avviato una produzione). Ma nei mesi successivi i contagi aumentano, arrivano le varianti, si ammalano i giovani, e gli ospedali si saturano, la gente viene curata a distanza. La convinzione espressa dalla dirigenza del CIO che i Giochi possano svolgersi in sicurezza all’interno della cosiddetta ‘bolla’ è un inganno. Tutte le associazioni mediche hanno chiaramente ribadito che si va verso la stagione calda, che presenta tipicamente un affollamento degli ospedali a causa soprattutto degli infarti, e tutte hanno dichiarato che non garantiranno alcuna priorità alle delegazioni che arriveranno dall’estero (l’Asahi stima una cifra che supera le 90.000 persone).

La manipolazione del consenso tanto cara anche ai giapponesi (si pensi all’evoluzione strumentale dei personaggi di Godzilla e di Atom boy per far cambiare opinione ai cittadini nei confronti del nucleare a poca distanza dalla fine della guerra!,  raccontata sempre da Yosuke Taki qui) si è incrinata con Fukushima, e adesso la credibilità del governo è arrivata ai minimi storici, tutti i sondaggi portano il dissenso verso la realizzazione delle Olimpiadi oltre l’80%. Come stiamo assistendo da mesi, gli ospedali sono al collasso e la situazione peggiorerà con l’estate. La nazione non riuscirà ad essere vaccinata prima della fine dell’anno. I cittadini hanno davvero paura e soprattutto sono convinti che a molti esponenti delle istituzioni non importi nulla della salute della gente.

Tornando alla premessa iniziale: il cuore è sempre dalla parte degli atleti. La stessa Pechino sta sostenendo il Giappone proprio per non creare un pericoloso precedente in vista dei Giochi invernali previsti per febbraio 2022. Però crediamo che anche la popolazione giapponese andrebbe ascoltata.