日本のミュージックは女性

a cura di Nico Conversano

Se dal punto di vista sociale un paese come il Giappone ha ancora tanta strada da fare in termini di parità di genere in vari ambiti e scarsità di quote rosa in campo politico-amministrativo, lo stesso non può dirsi della sua scena musicale.
Questa cultura prevalentemente patriarcale, influenzata profondamente nei secoli addietro da una fusione di dogmi confuciani e buddisti che hanno posto la donna ad occupare un ruolo subalterno all’uomo,  non è riuscita però a reprimere le espressioni artistiche di donne geniali, coraggiose e soprattutto libere, che mai hanno smesso di far sentire la propria voce, usando spesso la musica come un canale privilegiato dove convogliare l’idea stessa di una nuova donna giapponese che voleva liberarsi dalle convenzioni del passato.
In questa playlist sono presentate proprio alcune di queste straordinarie artiste musicali che hanno saputo calcare palcoscenici e scalare classifiche occupando preziose nicchie musicali tra consensi di pubblico e critica generando negli ultimi anni una sempre crescente voglia di riscatto nelle donne giapponesi.

Esordi come quelli della giovane cantautrice Sachiko Kanenobu, che nel 1972 pubblicò il suo disco “Misora” da cui è tratta la sua “あなたから遠くへ “ – sorprendente per musicalità ed ispirazione – denotarono da subito le potenzialità delle musiciste giapponesi. Sulla sua scia si muoveranno anche artiste come Hako Yamazaki con l’accorata richiesta d’aiuto della sua “Help me” – incapace di comprendere pienamente il mondo che la circondava – o i drammi sentimentali di Naoko Ken, straziante nella sua “Hitoribocchi de odorasete” mentre afferma di ballare da sola perché delusa dal proprio uomo. Verso la fine degli anni ‘70 e per tutti gli anni ’80, gli anni più floridi per l’economia giapponese, si vedrà l’ascesa di artiste come l’eclettica Taeko Ohnuki , Yumi Arai e Mariya Takeuchi, il cui brano “Plastic Love”, divenuto virale a livello internazionale nel 2017 a seguito di un suo remix su YouTube, sarà da solo il responsabile dell’odierna riscoperta del genere City Pop fuori dei confini nazionali.
Allo stesso multiforme genere musicale appartengono artiste come Anri – impegnata a mettere alla prova la proverbiale timidezza degli uomini giapponesi in “Shyness Boy”, così come Seiko Matsuda (“トロピカル ヒーロ”) e Momoko Kikuchi (“Ocean Side”)con le loro suadenti atmosfere estive, laddove le storie di amori più urbani saranno competenza di Tomoko Aran (“Midnight Pretenders”) e Miki Matsubara (“Manhattan Wind”).

Nello stesso periodo sorprese tutti la comparsa di una band di stampo pop-rock  come i Lindberg (“今すぐKiss me”) che avevano nella grintosa vocalist e leader Maki Watase il perfetto contraltare ai lustrini sfoggiati dalle sue colleghe del City Pop.
Giungendo sul finire degli anni ’90, rappresentò un vero e proprio fenomeno il caso dell’ancora sedicenne cantante Hikaru Utada che con il suo album “First Love”, da cui è tratta “Automatic”, detiene il record di disco più venduto nella storia del suo paese. Un ruolo da reginetta del pop nipponico che le è sicuramente conteso da un’altra icona di stile come Sheena Ringo, qui rappresentata dalla sua rockeggiante “ここでキスして”, brano in cui praticamente impone al suo uomo il suo amore.
E come non includere in questa playlist le voci bellissime di UA (“ 情熱”) e Salasa (Amber) impegnate in brani in cui si mescolano le influenze più moderne del R’n’B e del soul.

Con l’avvento del nuovo millennio la musica femminile giapponese si fa ancora più sfacciata, irriguardosa: Aimyon, con l’indie rock diretto e urbano della sua “貴方解剖純愛歌~死ね” narra di un amore morboso in cui si spinge addirittura a fare a pezzi il proprio uomo pur di tenerlo accanto a sé, mentre nei testi di “口に出して”della irriverente rapper Awich, la numero uno tra le rarissime rapper donna in Giappone, si palesano espliciti doppi sensi sessuali e rovesciamento nei ruoli di seduzione. Anche le nuovissime generazioni stanno facendo parlare di sé attraverso nuove cantautrici come la bravissima Kaneko Ayano, (“わたしたちへ”), la sciamanica Ichiko Aoba (“Dawn in the Adan”), nonché le giovanissime Atarashii Gakkō, lanciate dalla loro hit “Otona Blue”, intente a stravolgere l’immagine stereotipata delle idol band per mezzo di un approccio nuovo nei contenuti e nelle performance arrivando a rappresentare da sole l’attuale risposta giapponese allo strapotere del K-pop; questo grazie anche alla loro popolarità giunta ormai fuori dall’arcipelago e culminata in un’apparizione nel noto talk show statunitense “Jimmy Kimmel Live”.
Tutte queste artiste contribuiscono oggi a rendere l’altra metà del cielo più ricca e sfaccettata attraverso carisma e femminilità esercitate per raggiungere un unico obiettivo condiviso: quella sempre maggiore libertà di pensiero e ruolo che le donne giapponesi, ma non solo loro, da sempre ricercano. Buon ascolto!

Nico Conversano

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Nico Conversano

foto di nico conversano

Conduce una doppia vita, a volte tripla. Di giorno piccolo imprenditore, di notte mette insieme le sue passioni per la musica e la cultura giapponese. Musicista per diletto e giornalista musicale freelance, studia da diversi anni la lingua giapponese e si  trastulla tra traduzioni di letteratura d’epoca Meiji e testi di canzoni rock e pop giapponese.
Ha scritto e collaborato con i webmagazine “Jazz convention.net” e “Jazzitalia.net” e riviste cartacee come “Il Giornale della Musica”. Ha organizzato tour in Italia per musicisti giapponesi di jazz come Hikari Ichihara, Trispace, PianojaC, Akiko , Sumire Kuribayashi e Senri Oe e collaborato per alcuni eventi musicali con l’istituto Giapponese di Cultura di Roma.
Gli piace concedersi frequenti docce calde ascoltando il City Pop giapponese, immergersi in sessioni di lettura di fumetti gekiga e suonare i Beatles in jam amichevoli nel dopocena.
Sogna un mondo migliore in cui creare una piccola casa editrice specializzata in sconosciuti scrittori nipponici della prima metà del secolo scorso.